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Campane di Sparanise

Periodico della Parrocchia "San Vitaliano"
di Sparanise

Padre Giovanni Semeria nel 150° della nascita

Giovanni Semeria nasce il 26 settembre 1867 nel comune di Colla, che diverrà, in seguito, frazione collinare di Sanremo con il nome di Coldirodi. Il padre di Giovanni morì qualche mese prima della nascita del figlio a Brescia. Il suo status di orfano lo condizionerà per tutta la vita che dedicherà proprio all’assistenza di questa categoria, all’epoca spesso dimenticata. Entra, a 15 anni, nel noviziato dei barnabiti del Carrobbiolo a Monza; riceve l’abito religioso l’8 ottobre 1882 ed emette i primi voti il 22 ottobre 1883. Viene poi ordinato sacerdote il 5 aprile 1890, a meno di ventitré anni. Da allora assume, tra i suoi impegni prioritari, la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa, il dissidio tra Scienza e Fede, il rinnovamento del Pensiero Cristiano e la causa dei poveri nelle aree depresse del Meridione devastate a seguito della Prima Guerra Mondiale. Celebre e seguitissimo oratore, Semeria pensa, anche, di lavorare alla costruzione dalle fondamenta di una cultura religiosa per i laici, realizzando una Scuola Superiore di Religione a Genova, nel novembre del 1897. Non mancano però, insieme ai tanti entusiasmi, le critiche spesso aspre, in particolare, de “La Civiltà Cattolica”.
Presto una bufera lo travolge e, mentre scrive “ho coscienza d’aver predicato Gesù Cristo, come San Paolo ai predicatori di tutti i tempi l’ha insegnato e prescritto”, non manca chi arriva a considerarlo il capo di quella corrente modernista che verrà vista da Pio X, nel suo tentativo di “instaurare omnia in Christo”, non solo come una semplice eresia ma come “il compendio e il veleno di tutte le eresie”.
L’esilio a Bruxelles, iniziato a settembre del 1912, e la vita di trincea – durante la Prima Guerra Mondiale – provano molto il barnabita: cade in una crisi depressiva che ne mina seriamente le condizioni di salute. Ciononostante dedica il suo tempo dapprima in Svizzera, nel Canton Ticino, a supporto degli operai italiani e in seguito presta servizio come cappellano militare presso il comando supremo di Cadorna.
Obiettivo primo dell’impegno di carità di Semeria è quello di educare alla generosità e alla cultura attraverso la responsabilità e il sacrificio. Sua convinzione è, infatti, che “si può credere a chi parla, ma è difficile non credere a chi lavora fortemente; è impossibile non credere a chi, per una causa, eroicamente soffre”. Impegno culturale, morale, politico e sociale diventano allora per il barnabita i cardini su cui progettare ogni serio processo di rinnovamento, fondato su una sincera sollecitudine che miri a promuovere i valori cristiani nella comunità attraverso la famiglia, la vita economica e la partecipazione politica. È tra i fondatori della Democrazia Cristiana ma non per questo manca, più volte, di esclamare “Non ho molta fede nei partiti”.
Prosegue nel suo impegno di carità, quindi, insieme intellettuale e sociale ma quando, dopo aver conosciuto la miseria della città di Roma, la sofferenza degli operai, vive la tragedia della guerra al fianco di contadini inviati al fronte come carne da macello, la ricostruzione e l’urgenza di trovare i soldi, per dare un pane agli orfani che aspettano un aiuto concreto nelle regioni meridionali, gli fanno capire come fosse nel giusto quando affermava che, nel bisogno, stanchi di teorie e di chiacchiere, si sente, forte, un’unica necessità: quella di un’azione pratica. (Forale pratiche di solidarietà operaia-1902). Punto di svolta di questa consapevolezza del Semeria è rappresentato dall’incontro col padre Giovanni Minozzi, che avviene in piena Prima Guerra Mondiale, quando il barnabita viene mandato ad Udine il 13 giugno 1915, dove assisterà addolorato alla sorte di tanti giovani caduti per la difesa e l’amore del proprio Paese.
Lavorando al progetto, ambizioso, di offrire una casa ai suoi orfani, gli orfani di guerra, e con essa, un’educazione e una famiglia – quella de “I Discepoli” appunto – a quanti ne erano rimasti privi piombando nel bisogno, ha l’opportunità di confrontarsi con tante storie di miseria e povertà, tante storie d’ignoranza e d’abbandono totale. E frutto della comunione di intenti con Giovanni Minozzi germoglia, solida, l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia (O.N.M.I) (1921).
Ai Discepoli, agli amici, ai collaboratori chiede un amore particolare per la carità fatta di opere concrete, un amore fondato sulla dedizione totale e, dal momento che “alla Chiesa mancano soldati, non terre da conquistare”, chiede loro che abbiano, sempre, il giusto entusiasmo e sufficienti energie per rispondere alle necessità del bisogno.
Durante un viaggio a Sparanise (Ce), per assistere i “suoi” orfani, Giovanni Semeria muore, il 15 marzo 1931; al suo capezzale si trovano don Minozzi, i suoi orfanelli, ma anche suore, ammiratori e gli amici più cari. La sua tomba si trova a Monterosso al Mare, nella sua Liguria, in un luogo da lui molto amato. Nel giugno 1984 Padre Semeria, noto a tutti come “Frà Galdino”, verrà nominato Servo di Dio, primo passo per la beatificazione a conferma della sua profetica ed instancabile opera a favore dell’altro e del più debole, proprio come oggi papa Francesco – nel suo messaggio per la Quaresima – ha sottolineato con forza, indicandoci appunto la strada della carità operosa di cui il grande barnabita è stato un modello credibile e coerente.